Chiusura Terme Luigiane: un delitto perfetto della mala-politica

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«Tre milioni e mezzo di euro di ricavi, che con l’indotto sarebbero potuti arrivare fino a 4/5 o anche di più, sono la cifra a cui un pezzo importante della Calabria rinuncerà quest’estate appena iniziata a causa di sciocche questioni di campanile tra i Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa e l’insipienza di una Regione, non intervenuta per tempo in maniera risolutiva, con la chiusura definitiva delle Terme Luigiane. Terme che vantano le migliori acque termali salso-bromoiodiche d’Europa. L’ennesimo esempio di mala-politica in Calabria che ha mandato a casa 250 persone e, come premesso, bruciato una gran quantità di quattrini. Risorse che oltre 30mila visitatori avrebbero portato da ogni dove, estero compreso, non solo nelle casse della società concessionaria Sateca, a cui è stata affidata la gestione sin dagli anni Trenta in virtù di una concessione 80ennale durata dal 1936 al 2016 e poi ancora per poco grazie a un paio di proroghe strappate a fatica, ma come detto di un vasto territorio.Niente da fare, però. Perché senza voler entrare nel merito di una battaglia legale caratterizzata da sequestri di immobili e impianti fondamentali per il funzionamento dello stabilimento termale e quindi delle strutture ricettive annesse, rispetto a cui non ho competenza per dare pareri, va purtroppo stigmatizzato come il governatore facente funzioni Nino Spirlì e l’assessore competente Fausto Orsomarso, per conto dell’ente regionale concedente il diritto di utilizzo delle acque stesse, i sindaci di Guardia Vincenzo Rocchetti e Acquappesa Francesco Tripicchio, quali rappresentanti dei comuni in cui sorge il complesso, e la società che gestisce il servizio da metà anni Trenta del secolo scorso, non abbiano saputo far sì che continuasse quella virtuosa sinergia tra pubblico e privato. Risultato? La disastrosa chiusura o per meglio dire non riapertura di un posto dove ci si poteva curare o rigenerare con le migliori acque salso-bromo-iodiche d’Europa. Una realtà che verrà deprezzata per essere (s)venduta a qualche falco vicino al Potere il quale la prenderà così a due lire per poi rimetterla in funzione con i soliti provvidenziali contributi statali. Ma intanto andranno in fumo milioni di euro con ad esempio la certa rottura dei tubi di convogliamento delle acque che, essendo chiusi, subiranno l’intasamento dovuto alla formazione dei cristalli di zolfo. Un evento evitabile se non fosse stato interrotto il flusso d’acqua a causa dei provvedimenti adottati a mio avviso con troppa precipitazione. Un vero peccato, uno dei tanti nella nostra spesso amara terra di Calabria».

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